Data: 30/09/2007 - Anno: 13 - Numero: 3 - Pagina: 28 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Abbiamo letto anche noi “La casta”. Un libro, che non vogliamo pubblicizzare, che non possiamo pubblicizzare e che non ha bisogno della nostra pubblicità. Si è sentito dire per televisione, difatti, che nel giro di tre settimane sono state vendute trecentomila copie. Un libro del quale diciamo soltanto, per i lettori che per caso non avessero avuto occasione di venirne a conoscenza, che, secondo gli Autori, la casta è la classe politica italiana, la più costosa d’Europa, capace di divorare la più grossa fetta delle ricche casse del nostro vorace Stato. Un libro inutilmente coraggioso, che ha riscosso fin da subito condivisioni e consensi, non sappiamo quanto sinceri e/o interessati, da talune alte cattedre, tra le prime quella del Presidente di Confindustria. E già! Parte di quel fiume di denaro dovrebbe essere destinato alle sue numerose e mai abbastanza ricche aziende. Anche il Ministro degli Esteri ha fatto subito sentire la sua voce, per dire, quasi timidamente e quindi non da par suo, che bisogna provvedere: noi riteniamo che egli, politico di lungo corso, sia, con tantissimi altri, tra i primi responsabili di questo incalcolabile continuato furto ai danni del popolo italiano. Poi… qualche accenno, a bassa voce, di sfuggita, senza ripetizione e senza amplificazione, come spesso avviene in casi del genere, da parte di qualche altro esponente della nostra politica. Noi, da parte nostra, ci diciamo non soltanto parte lesa di furto aggravato e continuato, ma soprattutto indignati e offesi per come veniamo trattati da chi ci governa, ormai da “lunga pezza”. E ci diciamo anche certi dell’inutilità della nostra attesa che dai grandi inquilini degli alti Palazzi del Potere, istituzionale e politico di questa allegra Italia, si alzi qualche voce per dire “Basta! Basta a questo scempio! Basta a questo reato! Basta a questa vergogna! Si provveda! Subito!” Agli Autori del libro diremmo, se ci ascoltassero, di scrivere ancora, delle altre piccole e grandi Caste italiane, organizzate e in ordine sparso, pubbliche e private, palesi e defilate, laiche e confessionali, lecite e illecite, che non sono poche e neanche meno fameliche di quella politica. Certi, in ogni caso che se lo facessero non servirebbe comunque a nulla. Tornerebbe utile unicamente a se stessi, per fare tanti altri soldi ancora. * * * * * Il pezzo di sopra era stato scritto per il numero del periodico datato 30 giugno, ma non vi ha trovato spazio. Nel frattempo le copie del libro vendute sono più di un milione: un bell’affare davvero per i due Autori! Centinaia sono ormai le autorità politiche che discutono dell’argomento. Alcuni si sono messi persino a programmare la riduzione del costo della politica, anche dai più alti Palazzi. A ben considerare i termini delle numerose dichiarazioni che in questi ultimi giorni ci stanno propinando, pare che al danno si stia aggiungendo la beffa. Tutti difatti, quasi in coro, stanno proclamando la riduzione del numero dei deputati, e quello dei senatori, e quello dei consiglieri ai vari livelli amministrativi. Nessuno che abbia il pudore di proclamare ch’è giunta l’ora di dire basta ai vergognosi privilegi di cui godono le centinaia di migliaia di persone che siedono nelle stanze dei bottoni. Nessuno che proclami il dovere di ridurre fin da subito gli stipendi e le indennità e le pensioni e le prebende e la lunga sfilza di privilegi di cui sono titolari tutti quelli che comandano, e che dirigono, e che presiedono, e che consigliano… Ecco la beffa che si annuncia: ridurremo il numero ma conserveremo tutto come prima. La Casta si assottiglia, diventando così più oligarchica, più potente, più distante dal popolo bue. Il quale continua a “godere” di pensioni da fame di chi è costretto a rubare un pezzo di pane; di stipendi da quattro soldi con cui datori di lavoro, complici talune leggi dello Stato, sfruttano tanti nostri giovani destinati soltanto alla precarietà; di disperazione per disoccupazione o di dolorosa necessità di emigrare, come a suo tempo i loro padri e i loro nonni. Sino a quando bisognerà tollerare che venga così calpestata la dignità di milioni di esseri umani?! Vergogna! La Storia ci insegna, però, che a tirarla troppo la corda arriva l’ora che si spezza.
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